ISOBEL BLANK
  • NEWS
  • WORK
  • BIO
  • CONTACT


Day
 Off

Immagine

Solo Performance 
 
Un percorso di disinvischiamento e divincolamento dalla quotidianità. La ricerca del gesto che, nella visione velata, imprecisa e confusa del sé, ritrova la bianca essenza poetica dell'uomo.


La quotidianità, la routine, l'abitudine. Il ruolo, la posizione, l'abito.
L'essere, nella sua essenza, indossa un abito bianco, somma ed assenza d'ogni sua singola sfumatura, tratto distintivo della sua autocontaminazione e purezza rispetto all'esterno. La sua collocazione nel mondo lo vede invece in un ruolo, gli conferisce una posizione, un modo di far parte di una società. L'assetto che viene a crearsi nel vivere quotidiano e abitudinario può interferire sull'essere, può arrivare a rallentarlo, intralciarlo, fino ad immobilizzarlo impedendogli la libera azione. 
Sarà solo tramite il ritrovamento di un equilibrio e gestualità originari, che l'uomo potrà liberarsi dal peso di ciò che lo blocca nella routine. Sarà solo tramite un'azione di forza che lo liberi dall'invischiamento, dalla contaminazione di ciò che estraneamente lo inserisce in un quadro di ripetizione continua e lo ostacola, che l'uomo potrà ritrovare una dimensione di intimità con la propria essenza. Potrà riallacciare i legami primordiali con il sé riconoscendosi nell'opacità della propria immagine confusa. Laddove sono i contorni imprecisi, la non-chiarezza, la sfocata visione d'insieme, a rivelare il suo fondo più puro, slegandolo da una visione nitida, chiara, evidente, scientifica, asettica  e collocatrice, che impedisce l'emergere della sua ancestrale poetica.

I'll be the filter

Immagine
I'll be the filter, frame from performance, Step09 for Amy-d Arte Spazio, Museo Leonardo Da Vinci Milano 2011
Immagine
I'll be the filter, frame from performance, Step09 for Amy-d Arte Spazio, Museo Leonardo Da Vinci Milano 2011

Solo Performance

L'equilibrio precario di un ecosistema. Di una donna. Questi i tre elementi che si intrecciano nell'azione. Sul fondo il nero del petrolio ad insidiare il cammino, ad ancorare la donna all'instabilità di un sistema errato. Sulla cima un delicato ecosistema, simbolo della natura, della parte essenziale e migliore dell'uomo. Un equilibrio lieve immortalato nello sforzo di sollevare l'individuo dal disegno malato che egli stesso ha creato. La ricerca e perdita di equilibrio, costante, ripetuta.

Due tensioni in contrasto: una verso l'alto, una verso il basso. La donna spaccata al centro, nel suo centro, nel suo baricentro. Le sue radici si coprono di nero. Un ultimo gesto disperato, nel necessario sacrificio del sé attuale, del sé che si conosce, per far sì che il senso sopravviva. 

Un taglio. L'individuo come filtro di sé. Distillare l'essenziale ed eliminare la parte degenere. 
La fine tragica di un'epoca, e qualcosa di sottile che sembra sollevarsi altrove.


If a spot of human lasts



Immagine
Solo Performance 

If a spot of human lasts

Questa performance nasce dall'unione del video If a spot of human lasts, creato in memoria della Shoah e un'azione performativa vicina al teatrodanza.
Comprende quindi una proiezione e un'azione scenica che prende come punto di riferimento lo sfondo estetico-simbolico presente nel video, i suoi colori, le sue linee, il concetto al suo centro:
la sopravvivenza della poesia presente nell'essere umano, del suo attaccamento, radicamento alla terra, alla natura, nonostante una delle tragedie più gravi cui la storia abbia assistito. Dove il bianco, il rosso e il nero assumono un valore aggiunto, nella rappresentazione visiva e corporea di ciò che nell'uomo resiste al tragico, la sua intrinseca poetica.




Rosso è il suono del corpo



Immagine
Progetto di Installazione/Performance:

Rosso è il suono del corpo
Solo voce


L'unica parte del corpo che può farsi aria: la voce. Pelle in volo. Il corpo si fa suono. Nasce da ossa, carne, viscere. Risale lenta assieme al respiro, rende le labbra precipizio ed esplode in figure di vento, in onde impercettibili, in perimetri sonori, fino a farsi colore. Un colore nel vuoto bianco. Il Rosso. Cosa accade quando il corpo va in pezzi. Resta la voce. Vive il suono.
Un mito, quello di Eco e Narciso. Le parole, quelle di Ovidio. Una metamorfosi, quella di Eco. Resonabilis Echo. La Risonante Eco, una ninfa tutta voce. Solo voce. 
Un amore, quello di Eco per Narciso e di Narciso per se stesso, che li porterà entrambi allautodistruzione. Alla perdita del corpo, allessere solo suono per una e solo un fiore bianco per laltro. Entrambi confinati nellillusione, entrambi riflessi: chi della voce altrui, chi di se stesso. Pura alterità e pura identità.

Nell'installazione/performance si cercherà di mostrare attraverso brani di sperimentazione vocale (dal vivo nel caso di live performance) uniti a sculture, immagini, video, le diverse fasi del farsi solo voce:
1.Il disfacimento, lo sfaldarsi, la scomposizione di un corpo che si spezza.
2.La nascita del suono dalle ceneri del corpo, quindi inizialmente più fisico, gutturale.
3.Il rendersi aria della voce che inizia a staccarsi lentamente dal corpo e perde sostanza, consistenza ma non potenza.
4.La pura vocalità si espande nello spazio.
5.Il farsi rosso del suono, il rosso dellamore di Eco sul bianco del fiore Narciso.

Nelle parti vocali in cui ci sarà la presenza di frammenti di testo, questi saranno tratti dalle Metamorfosi di Ovidio (Libro III, 351-510) in originale latino o nella traduzione italiana di G.Faranda Villa.


Powered by Create your own unique website with customizable templates.
  • NEWS
  • WORK
  • BIO
  • CONTACT